Folklore

I matti di Corinaldo

I Matti di Corinaldo

In un piccolo centro di provincia, dove tutti si conoscono, ai tempi in cui le comunicazioni erano inesistenti, era facile che difetti o atteggiamenti, e le stramberie di taluni concittadini divenissero argomento per generare "le storie di paese". Queste storielle raccolte in un libro dal giornalista-fotografo Mario Carafoli hanno conferito a Corinaldo il titolo di "Paese dei Matti". Di seguito, le più caratteristiche.


Il pozzo della polenta

Posto al centro della Via la Piaggia, fu fatto costruire dal tiranno di Corinaldo Antonello Accattabriga, nella seconda metà del '400 per approvvigionare le abitazioni limitrofe, fu successivamente interrato con la ristrutturazione della scalinata nei primi anni del '900. Venne ricostruito nel 1980 a scenografia della Contesa del pozzo della Polenta che ogni anno vi rievoca la caduta del sacco di farina nel pozzo.

È un'antica diceria che i corinaldesi usassero fare la "polenta nel pozzo", la verità è che in tempi oramai lontani, un uomo saliva la bellissima, quanto lunga, scalinata del paese (via Piaggia) con un sacco di farina di granoturco sulle spalle. Giunto nei pressi del pozzo, sfinito, appoggiò il sacco sul bordo per riprendere fiato. Per colmo di sfortuna, il sacco cadde all'interno del pozzo. Il povero uomo nel tentativo di recuperarlo si calò nel pozzo, ciò non passò inosservato alle pettegole di paese, che non vedendolo riaffiorare, incominciarono a dire che si stava mangiando la polenta nel pozzo, alcune giuravano di aver visto buttare anche delle salsicce di maiale nel pozzo. La diceria che voleva far passare i corinaldesi come "picchiatelli" e "polentari", superò in breve i confini dell'intera regione. Da "picchiatelli" a geniali il passo è breve.

La storiella è presto diventata lo spunto per l’annuale rievocazione storica in costume del Cinquecento "La Contesa del pozzo della Polenta" che ha superato le quaranta edizioni, si svolge la terza domenica di luglio ed è la più vecchia rievocazione storica della provincia di Ancona.


Il cannone di fico 

Cannone di Fico

La rivalità fra Corinaldo e Montenovo (Ostra Vetere) durava ormai da tempo, con le campane e tutto il resto. Poichè i Corinaldesi volevano sempre primeggiare, ebbero un'idea geniale.

Presero un tronco di fico, lo scavarono e ne fecero un cannone. Il giorno dello sparo si radunarono sulle mura tutti i cittadini per assistere alla caduta di Montenovo. I sette più coraggiosi reggevano il cannone mentre il comandante dava fuoco alla miccia. Si udì un tremendo boato e quando il fumo si diradò, i sette erano a terra privi di vita. Il comandante esclamò: "Il cannone ha sparato forte, tanto forte che qui ne sono morti sette, pensate un po' quanti ne avrà uccisi a Montenovo".


La casa di Scuretto 

La Casa di Scuretto

Scuretto, al secolo Gaetano, era un uomo semplice, viveva risuolando le scarpe, e tra una scarpa e l’altra non disdegnava un buon bicchiere di vino. Aveva un figlio, che per far fortuna era emigrato in America, ma aveva conservato uno stretto contatto con il padre, tanto che periodicamente gli mandava dei danari, con uno scopo specifico, costruire una casa a Corinaldo.

Questi danari però finivano sempre nelle diverse osterie di Corinaldo, tanto che il figlio insospettitosi dalla lungaggine dei lavori, chiede al padre una foto della nuova casa, ebbene Scuretto non si perde d’animo costruisce la facciata, ci mette anche il numero civico, si fa fotografare affacciato a una finestra, arrivano gli ultimi soldi, ma la casa rimase così totalmente priva di solai, di pareti di fondo e di tetto, a documentare la storia semplice ma simpatica di Scuretto. Il fatto è veramente avvenuto nei primi anni del XX secolo. 

L'abitazione si trova in via Pozzo della Polenta.

 

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